25 ottobre 2013
Il mio altrove
E' consolidata l'idea della mia dissociatezza cronica.Nella routine quotidiana presenza fisica; (la) mente e cuore altrove.
Il MIO altrove.
Quello che si sgroviglia nelle pieghe dell'estate che arriva e se ne va in un battito di ciglia, lasciandoti addosso abbronzatura e sale. Risate a sprazzi. Come gli schizzi di acqua salmatra che ti porta. Il vento. A cui si consegnano le parole non dette. Pensate e taciute. Perché in quel momento se ne son dette altre. Inutili e non vere.
Il MIO altrove.
Quello che si affaccia nei sogni che la coscienza rimanda e il subconscio rielabora. Il mio primo pensiero appena sveglia e l'ultimo la sera.
Dissociata cronica.Straziata.Fino a quando reggere?
Ti costringi a vivere a forza che non hai alternative che non quella.
Dormi per non pensare.
Ascolti musica a palla per non sentire i pensieri.
E cerchi di resistere al massimo livello.Quando nei pensieri esce "Warning" in rosso; quando sul tappeto in palestra spingi fino a sentire il cuore battere follemente nelle orecchie e ti avvisano che il cuore batte troppo forte.per non pensarepensare.Cercare di dimenticare.
Che è nell'altrove che riesci a vivere la tua dimensione.Tu sei tu.
Ed è troppo poco sentirsi vivi una sola volta l'anno.
Quando.
Ti affacci e senti un tuffo al cuore.
E allora scappi appena puoi.Per risentire quel tuffo.E capire che non sei macchina.
Appena la gabbia si chiude inesorabile sopra di te.Via.Via.
Che l'inverno arriverà.
rinunciare a.
| inviato da Mokella il 25/10/2013 alle 0:1 | |
9 ottobre 2013
Aspetta un attimo.
Tanti giorni di pioggia consecutivi.Non vi eravamo più abituati.Nuvoloni neri sulle teste, un'aria che sa ancora di sole caldo ma profumata di pioggia, giacche strappate dagli armadi in fretta e furia giusto per non lasciare margini di manovra ai primi malanni stagionali.E la routine ripresa -a forza- tra corse nel quotidiano, la vita da organizzare e al lavoro, bambini in tenerissima età che piangono, strappati dalla loro casa e portati a scuola perché le mamme lavorano.E quei pianti disperati ti stringono il cuore mentre cerchi di consolarli col risultato che ti riecheggiano una giornata intera nelle pieghe del cervello, mentre cerchi di impiegare il pomeriggio in qualcosa che non sia il combattere ossessivamente contro il desiderio di buttarti sul letto.E svegliarti direttamente il mattino dopo.Meno male che gli impegni filiali ti obbligano. A radunare le energie e andare.Torni che è già notte.La strada è illuminata a tratti e il buio leviga il grigiore che, durante il giorno, il sole impietoso mette in mostra. Su quella stessa strada.On the road: sempre la stessa.
Me ne vado pianino pianino, con la pioggia che cade a scrosci, le auto che mi sfrecciano accanto sull'asfalto oleoso di pioggia.La figlia si accuccia con la testa sulla spalla. Il tergicristallo segue il ritmo delle note morbide di Mario Biondi.L'abitacolo un guscio tiepido e sicuro.L'auto macina lentamente chilometri, mentre i palazzi scorrono ai margini, con le finestre a rimandare luci domestiche di vite interne.Ogni finestra una storia.Chissà.E vorresti cristallizzare l'attimo, nonostante il maltempo, l'umidità che si insinua nelle ossa, la strada a lunga percorrenza nervosa e viscida che ti costringe a moltiplicare l'attenzione.Ma siamo solo noi, mother and daughter.una musica serena.la strada.l'ovatta in cui siamo immerse.un silenzio condiviso.
Non serve più nulla.
Tranne una pizza.Fame a bordo... :D
momenti perfetti
| inviato da Mokella il 9/10/2013 alle 22:0 | |
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